Sempre più frequentemente, prima di ogni acquisto (o ipotesi di acquisto) la domanda che mi faccio è: "Ma mi/ci serve davvero?" Ed è la stessa domanda riportata in primis in questo ennalogo della decrescita. Il più delle volte la risposta è "no".
Sempre più frequentemente mi capita di vedere una gonna o un vestito, pensare "che carino", subito dopo analizzare il modello e aggiungere "me lo posso fare da sola" (peccando di eccesso di autostima e mettendo a dura prova la pazienza del compagno di vita). Salvo poi arrivare a casa, aprire l'armadio e rendermi conto di avere vestiti che indosso una volta l'anno o giù di lì.
(A proposito: recentemente ... ognuno ha i suoi tempi ... ho ultimato un cambio armadi che si trascinava tra cassetti, sedie e ripiani formando strati sedimentati di vestiti estivi/invernali, e ho realizzato che possiedo abiti a sufficienza per tirare avanti almeno due anni!)
La mia spesa è sempre più semplice ed essenziale: farine, passata, pasta, riso, olio e poco altro, e mi pesa sempre più farla al supermercato, anche se ci sono linee biologiche e solidali e quello che vuoi: mi danno fastidio le corsie, le luci, l'infinità di prodotti esposti, le uova che arrivano da Modena, quattro tipi di biscotti con quattro prezzi differenti che contengono gli stessi ingredienti e vengono prodotti nello stesso stabilimento (mannaggia all'abitudine che mi trascino dall'infanzia di leggere le etichette in maniera compulsiva). E riaffiora a ondate ricorrenti l'idea di un Gas.
Per frutta, verdura (quella che non ho nell'orto) e uova vado qui ed è bello arrivare e farsi consigliare, imparare il nome di un'insalata particolare, acquistare un ortaggio di cui ignoravo l'esistenza e provare a cucinarlo.
Non è moda, ne tendenza: è un'esigenza che è cresciuta in me. Voglia di sobrietà. Non è neanche una questione di risparmio, una soluzione alla crisi, non solo. (Anche se la crisi è la crisi di un modello di vita e consumo, prima di tutto, ed è cambiando questo modello che si trovano alternative di vita possibili).
Ed è una sobrietà allegra che porta grandi soddisfazioni in piccoli gesti:
è tagliare i pantaloni di una tuta di Lorenzo, ormai rovinati sulle ginocchia e diventati troppo corti, chiedere alla genitrice un corso accelerato di cucito (suscitando in ordine stupore, grande ilarità e rassegnazione) e abbozzare due orli ... ad altezze completamente diverse ... e infine sentirsi dire dal proprio figlio, con un velo di orgoglio, che adesso quelli sono i suoi pantaloni preferiti
è guardare con occhi nuovi i contenitori delle uova, immaginarli altrimenti, armarsi di forbici tempere e quant'altro e divertirsi così
è scartare i vestiti più vecchi e guardarli nel loro infinito potenziale di "stoffe"
Piccoli gesti, scelte quotidiane, che scardinano lentamente un sistema fino a ieri percepito come normalità.
Un percorso fatto di piccoli passi.
Poco a poco ... shwiya shwiya
ciao, ho visto che ti sei aggiunta come lettrice del mio blog, e sono venuta a sbirciare. condivido pienamente quello che dici, pure io cerco di fare piú cose da sola, e anche a me dá fastidio andare per supermercati, aspetto di sapere come fare la ricotta !!!
RispondiEliminaGrazie della visita!
RispondiEliminaPer quanto riguarda la ricotta, provvederò!
Che bello il tuo blog! E come sono d'accordo con te su tutto!
RispondiEliminaSono felice di averti scoperta.
Ciao
Giulia
Grazie! è bello incontrare altre persone con cui condividere idee e ideali :)
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