mercoledì 16 marzo 2011

Alla ricerca del body

Qualche settimana fa ho iniziato seriamente a preparare il necessario per l'arrivo di Maia.
Abbiamo già praticamente buona parte delle cose più ingombranti e costose, prestate da familiari e amici o risalenti alla nascita di Lorenzo.

Per quanto riguarda i primi vestitini (body, tutine, coprifasce e ghettine, …) invece non avevo ancora nulla e quindi ho iniziato la ricerca: cose semplici, colori neutri, tessuti naturali senza stampe plasticose … che impresa! (e non mi dilungo sulla quantità di rosa che ho incontrato sul mio percorso...)

Online ho trovato vari negozi ma in nessuno sono riuscita a trovare tutto della taglia che mi serviva e avrei dovuto fare diversi ordini su diversi negozi. Ho così cominciato a girare nei negozi fisici della mia zona e … amara delusione! In alcuni non sapevano neppure esistesse il cotone biologico (“Ma che differenza c'è? Mica lo deve mangiare!”), in altri ho trovato solo pochi capi di taglie troppo grandi o di tessuti troppo pesanti (Maia nascerà a Maggio e io confido nel bel tempo!).
Alla fine ce l'ho fatta, con qualche compromesso, e l'essenziale per Maia è pronto.

Nel frattempo, per capirci qualcosa di più, ho cercato qualche informazione sulle certificazioni nel settore tessile. Le condivido con voi.

Il quadro è molto complesso, e questo mi era già chiaro da quando ho partecipato a un incontro all'interno del Convegno nazionale GAS 2010 sul tema “Progettazione di filiere solidali in ambito non-food a partire dal tessile” coordinato da Deborah Lucchetti. La questione di fondo è che nel settore tessile i passaggi sono molti e questi passaggi che avvengono spesso a livello globale. Riuscire a tracciare un prodotto tessile dalla materia prima al prodotto finito è spesso impresa titanica, soprattutto se oltre alle certificazioni su fibre e colori si cercano garanzie relative alla condizione dei lavoratori coinvolti nelle varie fasi del processo.

Nella mia ricerca sul campo mi sono imbattuta in capi con l'etichetta “Fiducia nel tessile”.
Ecco, la mania dell'etichetta mi appartiene dall'infanzia (quindi, ancor prima di guardare il prezzo di un vestito, lo rovescio e cerco l'etichetta: a volte che sorprese!) quindi sono tornata a casa e ho cercato in rete informazioni più chiare.

Sul sito Oeko-tex trovate varie informazioni e documenti. Essenzialmente si tratta di prodotti testati secondo l'Oeko-Tex® Standard 100 .
Ma cosa limita e cosa consente questo standard? I parametri li trovate qui e i valori ammessi differiscono a seconda della classe di prodotto (per esempio per i bebè sono più restrittivi).
Quindi i prodotti che presentano questa etichetta rispettano i valori indicati nella tabella e a mio parere è già un inizio, soprattutto se penso che questa etichetta inizia a diffondersi anche nella Gdo.

L'etichetta che invece non ho trovato nei negozi fisici che ho visitato è quella del GOTS (Global Organic Textile Standard), uno standard internazionale che analizza criteri ambientali e sociali relativi al prodotto tessile. Il GOTS considera due tipi di prodotti tessili: quelli prodotti con il 100% di materia prima biologica e quelli che hanno almeno il 70% di materia prima biologica. A partire da queste caratteristiche, il GOTS stabilisce dei criteri e dei parametri che riguardano la produzione delle materie prime, il processo di lavorazione e creazione de capo e le condizioni di lavoro. Per una panoramica generale dei criteri vi rimando a questa pagina , mentre il documento integrale lo trovate qui .
Sul sito trovate anche un utile database per cercare le aziende che hanno ottenuto questa certificazione.

mercoledì 2 marzo 2011

Per non esserlo più

Un video denuncia forte e poetico dove traspare tutta la naturalezza con cui si abusa del corpo femminile. Per non abituarci. Per continuare a denunciare.